Murigruship vs Leadership: chiamiamoli diversamente. Da “L’Unione Sarda” del 15 agosto 2014.

L’ammiraglio Binelli Mantelli è un genio. Ha detto che le servitù militari bisogna chiamarle diversamente per “esigenze comunicative”. Che so, “Parco”, o “Area a sviluppo misto”. Così va il mondo. Ecco che cosa “non bisogna chiamare più così” per vivere felici e contenti in Sardegna.

AMBIENTE. E che non vada contro lo sviluppo.

AUTONOMIA DELLA SARDEGNA. “Regione Sardegna” suona meglio. Mera articolazione locale dello Stato.

AUTOREVOLEZZA. Orpello. Alto grado del MURIGRU (cfr.).

BANCHE E FONDAZIONI BANCARIE. Fondamento importante del sistema politico sardo. Cfr. ancora MURIGRU.

BONIFICHE DEI SITI INQUINATI. Nuove soglie e misure del rischio le escludono. Chiuso l’argomento.

CAMBIAMENTO. Inutile pensarci. Soluzione ne esiste una sola, la loro.

CAOS TRASPORTI. Qualche difficoltà in un quadro sostanzialmente positivo.

CASTA E VITALIZI. Stanno elaborando una legge per ridurre i privilegi. Pare.

CONSULENTE (DELLA GIUNTA DI DESTRA/SINISTRA). Passo necessario per diventare Assessori della Giunta di segno opposto. Step di una normale carriera politica sarda.

DEMOCRAZIA. Ora tocca a noi, oppure vince la Destra (o i Comunisti).

DISPERSIONE SCOLASTICA. Causata da Scuole cadenti. Nulla a che vedere con l’impianto pedagogico, i problemi dei docenti, o la repressione del plurilinguismo sardo. Tanto colpisce i poveri, chi se ne frega.

FAMILISMO. Se mia moglie o mio fratello sono così in gamba, non posso discriminarli!

FLOP. “Step finale” delle idee geniali di sviluppo e/o rinascita della Sardegna.

GIUNTA REGIONALE. Se ne aggiunge una all’altra, senza variazioni osservabili. Adesso c’è, infatti, l’Aggiunta Pigliaru.

IDENTITA’ SARDA. Termine vago passe-partout. Analogo a “specchietto per le allodole”.

INDUSTRIE DECOTTE. Mantenimento dei posti di lavoro.

MODERNITA’/MODERNIZZAZIONE. Termine con cui si indica un passaggio di status di tutta la società dall’orribile “società tradizionale” all’estasi della civiltà moderna. Idolo locale (cfr. IDENTITA’ SARDA).

MONOLINGUISMO ITALIANO. Già ci siete un’ora con questo sardo, è da sfigati ajò (cfr. MODERNITA’/MODERNIZZAZIONE).

MURIGRU. Meglio dire Leadership. Sistema opaco di gestione politica della Sardegna (murigruship) a sostanziale vantaggio di interessi esterni e delle carriere e dei patrimoni di alcuni sardi.

PARLAMENTARI SARDI. Operatori parlamentari dei Partiti. Necessaria una scarsa preparazione, assenza di idee e fedeltà sino alla morte agli autorevoli esponenti del murigruship.

PASTORIZIA E ALTRE ATTIVITA’ PRODUTTIVE SARDE. Attività arretrate da superare in favore di cose molto ma molto più smart (cfr. FLOP).

SOVRANISMO. Uno Stato sardo per il futuro, la dipendenza solita per il presente.

TURISMO. Soluzione passe-partout per ogni nostro problema. Flop (cfr.) perenne.

L’ammiraglio Binelli Mantelli è un genio. Ha detto che le servitù militari bisogna chiamarle diversamente per “esigenze comunicative”. Che so, “Parco”, o “Area a sviluppo misto”. Così va il mondo.  Ecco che cosa “non bisogna chiamare più così” per vivere felici e contenti in Sardegna. AMBIENTE. E che non vada contro lo sviluppo. AUTONOMIA DELLA SARDEGNA. “Regione Sardegna” suona meglio. Mera articolazione locale dello Stato.  AUTOREVOLEZZA. Orpello. Alto grado del MURIGRU (cfr.).  BANCHE E FONDAZIONI BANCARIE. Fondamento importante del sistema politico sardo. Cfr. ancora MURIGRU. BONIFICHE DEI SITI INQUINATI. Nuove soglie e misure del rischio le escludono. Chiuso l’argomento. CAMBIAMENTO. Inutile pensarci. Soluzione ne esiste una sola, la loro. CAOS TRASPORTI. Qualche difficoltà in un quadro sostanzialmente positivo. CASTA E VITALIZI. Stanno elaborando una legge per ridurre i privilegi. Pare. CONSULENTE (DELLA GIUNTA DI DESTRA/SINISTRA). Passo necessario per diventare Assessori della Giunta di segno opposto. Step di una normale carriera politica sarda. DEMOCRAZIA. Ora tocca a noi, oppure vince la Destra (o i Comunisti). DISPERSIONE SCOLASTICA. Causata da Scuole cadenti. Nulla a che vedere con l’impianto pedagogico, i problemi dei docenti, o la repressione del plurilinguismo sardo. Tanto colpisce i poveri, chi se ne frega.  FAMILISMO. Se mia moglie o mio fratello sono così in gamba, non posso discriminarli! FLOP. “Step finale” delle idee geniali di sviluppo e/o rinascita della Sardegna.  GIUNTA REGIONALE. Se ne aggiunge una all’altra, senza variazioni osservabili. Adesso c’è, infatti, l’Aggiunta Pigliaru. IDENTITA’ SARDA. Termine vago passe-partout. Analogo a “specchietto per le allodole”. INDUSTRIE DECOTTE. Mantenimento dei posti di lavoro. MODERNITA’/MODERNIZZAZIONE. Termine con cui si indica un passaggio di status di tutta la società dall’orribile “società tradizionale” all’estasi della civiltà moderna. Idolo locale (cfr. IDENTITA’ SARDA). MONOLINGUISMO ITALIANO. Già ci siete un’ora con questo sardo, è da sfigati ajò (cfr. MODERNITA’/MODERNIZZAZIONE).  MURIGRU. Meglio dire Leadership. Sistema opaco di gestione politica della Sardegna (murigruship) a sostanziale vantaggio di interessi esterni e delle carriere e dei patrimoni di alcuni sardi. PARLAMENTARI SARDI. Operatori parlamentari dei Partiti. Necessaria una scarsa preparazione, assenza di idee e fedeltà sino alla morte agli autorevoli esponenti del murigruship. PASTORIZIA E ALTRE ATTIVITA’ PRODUTTIVE SARDE. Attività arretrate da superare in favore di cose molto ma molto più smart (cfr. FLOP). SOVRANISMO. Uno Stato sardo per il futuro, la dipendenza solita per il presente.  TURISMO. Soluzione passe-partout per ogni nostro problema. Flop (cfr.) perenne.

Chiamiamoli diversamente_2

Innovare la politica sarda non è facile. E stavolta si è messa di mezzo anche la misoginia. Un mio articolo su “L’Unione Sarda” di Venerdì 21 febbraio 2014.

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Le elezioni regionali hanno segnato per la seconda volta in cinque anni la sconfitta di due tentativi di innovare la politica sarda, fra di loro diversi, ma con molte similitudini, incarnati in due personalità diverse ma, soprattutto, di genere diverso.

Non è un caso che Murgia e Soru si siano beccati in questa campagna elettorale, come è tipico di tanti innovatori fra di loro. Stimandoli entrambi, mi è pure dispiaciuto.

In entrambi i casi hanno giocato un ruolo non secondario gli stereotipi impolitici riversati addosso ai due innovatori. Nel caso di Soru, il “carattere”, e per Murgia, una presunta “incompetenza”. Nel caso di Soru, la mostrificazione è partita dalla destra ma è stata accolta con entusiasmo in molta sinistra. Nel caso di Murgia, ha generato un’orgia misogina le cui principali protagoniste, sui social network, sono state le donne della sinistra tradizionale.

L’ambiente era già rodato dagli attacchi contro Francesca Barracciu, la vincitrice delle primarie. La candidatura di Barracciu presentava molte criticità, politiche, ma è stata avversata utilizzando grevi ironie maschiliste. Le donne in questo caso hanno partecipato, ma in misura ridotta rispetto ai maschi. Il gioco è esploso con Michela Murgia candidata. Attaccata per essere cattolica, dipinta come una ferrea antiabortista per aver scritto un post, nel 2007, in cui affermava di essere contraria all’aborto per se stessa (ma di essere a favore della libertà di scelta per ogni donna), a un certo punto è diventata sui social network una specie di oggetto stabile dell’odio di troppe donne di sinistra.

Quel “certo punto” è stato lo scontro televisivo con Santanché. Un evento che permette di capire il fenomeno, grazie anche alla sua forza drammaturgica. Santanché rappresenta l’apice della possibilità di leadership femminile all’ombra del maschio, mentre Murgia rappresenta una leadership femminile indipendente. Il tifo per Santanché da parte di tante donne della sinistra rappresenta l’idea che hanno del proprio ruolo politico. E’ un’idea ancillare. Esultare per il fatto che Santanché avesse “vinto” Murgia ha illuminato come un lampo le ragioni del perché tante politiche preferiscano le quote rosa all’assunzione diretta della leadership. Perché non si sentono in grado di essere libere, ne hanno paura e detestano pure chi ci prova.

Le elezioni si sono concluse. La destra ha perso, la sinistra conservatrice ha vinto e probabilmente affiderà la Giunta alle cordate baronali e il Consiglio a quelle clientelari, anche in versione mista. Entrambe hanno perduto decine di migliaia di voti. L’area della rappresentanza si è ridotta al 52% del corpo elettorale. Hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato vittoria, ha scritto Aldo Borghesi. Sardegna Possibile, al cui interno anch’io ero candidato, non è riuscita a riportare su un terreno politico gli adepti del franchising grillino ed è fuori dalle istituzioni, anche grazie a una legge elettorale furba e poco democratica.

Pensavamo che il problema fosse la dipendenza o l’indipendenza, e invece ci siamo trovati di fronte a un gigantesco problema di genere. E con solo quattro donne in Consiglio.

Per uscire dalla dipendenza. Le ragioni della mia candidatura

Questa campagna elettorale ha provato la forza e le possibilità di vittoria dell’incredibile movimento che si è messo in moto solo qualche mese fa intorno alla candidatura di Michela Murgia come Presidente della Sardegna.

È un movimento composito ma che trova la sua forza nel troncare la dipendenza della Sardegna dai poteri esterni che ne soffocano le possibilità, e dalle forze oligarchiche sarde che garantiscono in Sardegna stessa la presa dei meccanismi di dominio e di dipendenza con la loro vigilanza e grazie ai loro privilegi.

Santino_WEBPenso di essere stato un po’ pazzo a candidarmi, perché il mio lavoro lo confondo con la mia stessa vita per quanto mi piace, però penso che la politica l’ho sempre fatta, e anche se in pratica non me ne occupavo, ci pensavo. Perché è giusto che ognuno segua i propri interessi, ma è anche giusto affrontare le condizioni della nostra vita, che sono collettive.

Penso che in questo momento storico sia necessario difendere la Sardegna. Ci troviamo  sotto un attacco esteso a tutte le condizioni di vita e di lavoro dei Sardi. Isolati da una mobilità che non esiste, occupati dai militari e da industrie inquinanti, che producono ricchezza altrove e malattie da noi, oppressi da un sistema politico corrotto e oligarchico, rapinati delle nostre risorse, a cominciare dall’energia e per finire con le quote delle imposte riservate per Statuto alla Sardegna, turlupinati dall’idea che ci è stata imposta, per cui saremmo, in quanto sardi, persone di poco conto, piene di difetti e incapaci di fare cose importanti, se non imitando ciò che avviene altrove. Offesi nella nostra dignità, ogni giorno.

Sono in politica con una grande voglia di combattere per una visione che riassumo in tre parole: DEMOCRAZIA, INNOVAZIONE E PARITÀ.

  • DEMOCRAZIA, perché il sistema politico non è molto democratico in Sardegna, ed è profondamente corrotto. Sovrano non è il popolo, ma “deghe o dòighi familias”, com’è scritto in Procurade’e moderare. Viviamo sotto un’oligarchia partitocratica, piena di soldi e di privilegi, ricca di clientele e di arroganza, povera di merito, che ci sta riducendo male. Quel che è successo nel Partito democratico in Sardegna in questi giorni mette in luce il fatto che tutta la politica sarda è assegnata alle clientele locali per i piccoli affari, ma per le cose importanti invece decidono ragazzini in Moncler mandati da Roma. Quindi, bisogna liberarsi da questa dipendenza per fare fiorire la democrazia in Sardegna.
  • INNOVAZIONE, perché una società aperta è una società che innova, sia sul piano tecnologico che su quello sociale. Fare politica dell’innovazione significa fare politica tout court, in quanto significa cambiare le cose. Bisogna ripensare in modo profondo la politica dell’innovazione e della ricerca che si è fatta sinora in Sardegna, in quanto non vi è corrispondenza fra le somme spese e i risultati ottenuti, e perché ha seguito modelli gerarchici antiquati che occorre ripensare in relazione ai tipi di attività innovativa esistenti, più a rete e più collaborativi. Meno spazio ai baroni e più ai ricercatori e agli ingegneri e agli attori che effettivamente la fanno.
  • PARITÀ, parità fra uomini e donne, parità fra le lingue della Sardegna e tutela del sardo come lingua propria della Sardegna, e infine parità di ogni cittadino a qualsiasi condizione sociale, sessuale e fisica appartenga. Abbiamo bisogno che il discorso della parità si riprenda il centro del discorso politico, perché è la parità, è l’uguaglianza, che ha creato il fondamento della democrazia moderna. In quanto persone entriamo in società, avendo i propri diritti uguali per tutti. Il privilegio della nascita e della ricchezza deve essere contenuto, ma davvero, non solo sulla carta. Eppure, la sinistra tradizionale ha dimenticato questi principi per lunghi anni, e la destra li ha combattuti. Hanno difeso il lavoro ma solamente per pochi, hanno partecipato alla persecuzione delle persone gay, lesbiche, trans, bisessuali, e intersessuali come fossero persone “sbagliate”, una cosa vergognosa a cui porre termine se vogliamo pensarci come un popolo civile. La sinistra ha contenuto e limitato la parità fra il genere maschile e quello femminile, e la destra l’ha combattuta, sacrificandola ad accordi di potere che arrivavano sempre prima, hanno disprezzato tutte le minoranze, e hanno combattuto senza tregua la lingua sarda e gli attivisti e esperti che hanno lavorato per salvarla e per farla vivere.

Sardegna possibile è il luogo giusto per cambiare.
Dai il voto alla lista GENTES per sostenere Michela Murgia presidenteLa destra è dominata dal clientelismo nelle pratiche e dal populismo zonafranchista nel discorso. Cappellacci mente su tutto, basta che parli, ed è responsabile di cinque anni di assenza totale di governo. Non è semplicemente in grado di guidare una Giunta regionale. La destra è corrotta sino alla radice dei capelli, e in ogni caso io sono una persona di sinistra. Ma la sinistra, dopo aver sotterrato Soru e dunque l’ultima possibilità di aver senso per i suoi elettori, si è affidata ora a un piccolo Mariomonti, espressione purissima di un establishment che ha distrutto la Sardegna con dogmatiche politiche economicistiche, che sono pure fallite.
Le loro liste sono piene di inquisiti, la loro coalizione incoerente e politicamente incomprensibile, la loro capacità di vittoria inesistente.

Sardegna possibile è un’esperienza democratica esaltante, ha un leader che è una donna di grande valore, e al suo interno mi sento a casa mia al 100%.

 

Dunque, cosa volete che vi dica: Votatemi e fatemi votare, sono candidato nella Lista GENTES della coalizione SARDEGNA POSSIBILE nella provincia di Cagliari. E molte grazie, se lo farete!

Poita mi seu candidadu

(Qui la traduzione in italiano.)

E aici seo candidadu pro sa lista “Gentes” in sa coalitzione “Sardegna Possibile” ghiada dae Michela Mùrgia, s’iscriitora. Custu mangianu seo artziadu a su segundu pranu de su Comunu de Casteddu in Via Sonnino e totu una sèrie de timbros, firmas e paperàgia m’ant cunfirmadu ca custu seo imoe: unu candidadu.

Cando penso a custa cosa chi apo fatu penso ca seo su sòlitu macu, ca su traballu miu mi praxet a su puntu ki ddu cunfundu cun sa vida mia etotu, ma penso puru ca sa polìtica dd’apo sempre fata e mancari no dda fadia praticamente, dda tenia in conca. Ca est giustu sighire a is interessos particulares nostros, ma est giustu puru a pigare in contu is cunditziones suas, ki sunt colletivas.

Alessandro Mongili - Gentes per Michela Murgia presidenteSù chi penso est ca nosàteros depimus in custu momentu istòricu defèndere sa Sardigna. Semus asuta de un’atacu cumpletu a is cunditziones de vida e de traballu de is Sardos. Isulados de una mobilidade ki no esistet, ocupados  de is militares e de indùstrias incuinadoras e imbrutadoras, ki produsint rikesa in aterue e malaidia in logu nostru, oprìmios  de unu sistema polìticu corrùmpiu e oligàrkicu, sdorrobados de is siendas nostras, cumentzende de s’energia e acabende cun su dinare de is impostas, cullionados de s’idea ki nos’ant postu in conca de èssere gente de pagu contu, prena de difetos, e pagu bona a fàere cosas importantes, e ki totu sù ki est sardu est malu opuru “grezu”. Ofèndios in sa dinnidade nostra dònnia die.

Duncas, seo in polìtica cun gana meda de gherrare pro una cosa ki arresumu in tres foeddos: DEMOCRATZIA, INNOVATZIONE E PARIDADE.

  • DEMOCRATZIA, ca su sistema polìticu no est tanti democràticu in Sardigna. No est su pòpulu su soberanu, ma is “deghe o dòighi famìlias”, comente est iscritu in Procurade’e moderare. Seus a suta de un’oligarkia partitocràtica, prena de dinare e privilègios, rica de clientelas e de barra, pòbara de mèritu, ki nos’est ochende! Sù ki est sutzèdiu in su Partidu democràticu in custas dies amustrat ca totu sa polìtica sarda est assinnada a is clientelas locales pro is afareddos, ma pro is cosas importantes sunt piciokeddos in Moncler arribende de Roma a detzìdere. Duncas, tocat a si liberare de custa dipendèntzia pro fàere frorire sa democratzia in Sardigna.
  • INNOVATZIONE, ca una sotziedade oberta est una sotziedade ki innovat, ponende a pari innovatzione tècnica e innovatzione sotziale, ca no sunt cosas ki pertocant a mundos diversos, ma a sa pròpiu esperièntzia e a is pròpias fainas de sa gente. Fàere polìtica de s’innovatzione bolet nàrrere a fàere polìtica tout court, ca bolet nàrrere a cambiare is cosas. Sa polìtica de s’innovatzione e de sa chirca ki s’est fata fintzas a imoe in Sardigna tocat a dda torrare a pensare a manera profunda, proite no ddoe at currispondèntzia aintre de su dinare ispèndidu e de is arresultados, e proite sighet modellos geràrkicos antigos ca tocat a torrare a pensare in su mundu digitale e de is retzas inue bivimus.
  • PARIDADE, paridade aintre de is òmines e de is fèminas, paridade aintre de is limbas de Sardigna e tutela de su sardu ke limba pròpia de Sardigna e paridade de totus is tzitadinos calekisiat sa cunditzione sotziale, sessuale, fìsica issoro. Teneus bisòngiu ca su discursu de sa paridade torret a pigare su tzentru de su discursu polìticu, ca est sa paridade, s’uguagliàntzia, ki at criadu su fundòriu de sa democratzia moderna. Est in cantu persones ca intraus in sotziedade, tenende is pròpios diritos. Su privilègiu de sa nàschida e de sa rikesa depet èssere cuntènniu, ma de aberus, no sceti in su paperi. Epuru, sa manca traditzionale si nd’est iscarèssida in totu custos annos. At defèndiu su traballu ma sceti pro pagos, at partecipadu a su persighimentu de sa gente gay, lèsbica, transgender e bisessuale ke gente “isballiada”, una bregùngia mala ki depet assolutamente acabare pro si pensare unu pòpulu tzivile, at contenidu e limitadu sa paridade aintre is gèneres masculinu e femininu, at dispretziadu is minorias de dònnia banda, at cumbàtidu kentze trègua sa limba sarda e ìs ativistas e espertos ki ant gherradu a dda sarbare e a dda fàere bivire.

Sardegna possibile est su logu giustu pro gherrare oe. Sa dereta est dominada de su clientelismu in pràtica e de su populismu zonafrankista in su discursu. Est corrùmpia fintzas a sa raixina de is pilos, e de dònnia manera deo seo una persone de manca. Ma sa manca, apustis de àere interradu a Soru, como s’est afidada a unu Mariumonteddu, espressione sa prus pura de s’establishment ki at derutu sa Sardigna cun polìticas sceti econòmicas, e ki sunt fallidas puru. Sardegna possibile est un’esperièntzia democràtica esaltante, tenet una leader ki est una fèmina de gabale, e deo mi sento cumpletamente in domo mia.

Duncas, ita boleis ki si nera: Votaimì e fadeimì votai, seo candidadu in sa Lista GENTES de sa coalitzione SARDEGNA POSSIBILE in sa provìntzia de Casteddu.

E chi Deus bosi paghit is passus, ki ddu fadeis!